Non nasceva sotto i migliori
auspici questo Park Metal Fest di Gradisca D'Isonzo, piccola ma
musicalmente fervente cittadina in provincia di Gorizia. La giornata di sabato
23 settembre ha infatti visto il cielo farsi plumbeo fin dalla tarda mattinata
dopo giorni in cui il Friuli era già stato caratterizzato da abbondanti
precipitazioni, facendo presagire non poche difficoltà per lo svolgimento della
manifestazione nella sua location open air originaria. Partito alla volta di
Gradisca sotto il nubifragio, il vostro umile scribacchino ha però potuto
constatare con gioia che l'evento, che vedeva coinvolte tre realtà storiche
della scena metal friulana come Sacro Ordine dei Cavalieri di Parsifal, Revoltons
e Kryptonomicon, era stata
prudentemente stata trasferita in una location al chiuso (l'adiacente venue Al
Parco), assicurando così a band e astanti il regolare svolgimento della
kermesse, pur se in un ambiente più ristretto (scelta che ha di fatto salvato
la serata, visto che nel corso della stessa la pioggia ha fatto capolino
frequentemente e copiosamente).
Ad aprire le danze alle 21:00
in punto sono stati gli old school death/thrashers monfalconesi Kryptonomicon,
vecchie conoscenze di queste colonne vista la loro partecipazione al We Fucking
Rock Fest nel 2022. L'agguerrita compagine si è presentata sul palco di questo
Park Metal Fest nella nuova formazione a tre successiva all'abbandono dello
storico cantante Luca Sterle, col chitarrista e fondatore Stefano Rumich e il
bassista Frank Ponga ad alternarsi al microfono supportati dal tellurico
batterista Randy Lego, ed ha subito infiammato l'uggiosa serata.
La loro miscela di proto-death
metal fortemente ispirata al lavoro di Hellhammer e Celtic Frost e ruvido
thrash metal old school marca primi Sodom/Kreator non ha infatti nessuna
intenzione di fare prigionieri, e fin dalla feroce opener “BLIND RESURRECTED”
ha provveduto ad annichilire con pervicace ferocia il folto pubblico presente.
Nonostante si tratti, cronologicamente, della band meno datata fra quelle in
cartellone, essendo la fondazione risalente al 2019, i Kryptonomicon
sono composti da autentici veterani della scena locale e nazionale (basti
pensare alle esperienze del mastermind Stefano con Karnak e Obscenity, progetti
condivisi anche col bassista Frank, nonché negli stessi Sacro Ordine e
Revoltons); un bagaglio di esperienza che, unitamente ai numerosi concerti
tenuti fin dall'uscita del debutto sulla lunga distanza, “NEKROMANTICOS”
del 2021, ha reso la band monfalconese un'autentica macchina da guerra, on
stage.
Il suono diffuso dalle casse è
stato ruvido, pesante e spietato al punto giusto, con la chitarra di Stefano a
macinare riff e schizzatissimi assoli senza soluzione di continuità, il basso
di Frank che grondava partiture schiacciasassi e la batteria di Randy a
demolire qualunque cosa gli si parasse davanti, il tutto supportato da uno
scambio di voci quantomai efficace.
Tanto il succitato debutto
quanto l'ultimo nato “INFERNALIA”, datato 2022, sono stati saccheggiati
dai Kryptonomicon nell'oretta a loro disposizione, con brani come “INRI”,
“THOUSAND CATS” e “LA DAME DU CHRIST” ad aprire letteralmente
degli squarci nei padiglioni auricolari della folla acclamante, mentre in brani
come “KISS IN GETHSEMANE”, “BARON BLOOD” e “THE PATH OF LUST”
è toccato ai laceranti rallentamenti che si fanno largo nel songwiting dei
nostri girare il coltello nella piaga, affondando poi il colpo in modo letale
con schegge di pura, consapevole perfidia come “LA IRA DE DIOS” e la
conclusiva “NOCTURNAL KILL”, brano che ha visto la band ospitare sul
palco il precedente cantante Luca per una conclusione del set a dir poco
trionfale.
Dopo un rapido cambio palco, è
stata poi la volta dei power-prog metallers pordenonesi, e più precisamente di
Vajont, Revoltons di prendersi la scena con le loro trame complesse ma
al contempo accattivanti.
La band del mastermind Alex
Corona festeggia quest'anno i 32 anni di attività, essendo stata fondata
nell'ormai lontano 1991, nonché la recente pubblicazione del suo sesto full
lenght, l'acclamato “CELESTIAN VIOLENCE”, pubblicato nel maggio del
2023.
L'onore di aprire le danze del
set dei Nostri è però spettato, dopo una breve intro, all'opener del precedente
platter, “Underwater Bells Pt.2”, la cupa e potente “DANGER SILENCE
CONTROL”. I suoni, così come accaduto in precedenza con i Kryptonomicon,
sono stati fin da subito buoni ed hanno permesso agli astanti di godere fin
dalle primissime battute delle splendide evoluzioni della coppia d'asce Alex
Corona-Carlo Venuti (anche membro dei Sacro Ordine) e della solidissima e
fantasiosa sezione ritmica composta da Elvis Ortolan (ex batterista di un'altra
gloria del metal nostrano come gli Elvenking) e dal bassista Simone “Zimon”
Sut; maestro di cerimonie, con la sua voce potente e dalla notevole estensione,
il nuovo entrato Antonio Boscari.
Non si è dovuto comunque
attendere molto per avere un assaggio live del nuovo album, con l'opener del
disco “ESCAPE OR DROWN” riversata con precisione e intensità sugli
astanti desiderosi di tastare con mano anche in tale sede il nuovo corso della
band, leggermente meno vicino al power-prog classico grazie a un approccio più
pesante e, per certi versi, moderno; una prova del fuoco che la band ha
superato in scioltezza, saccheggiando poi l'ultimo nato nel corso della serata
con la proposizione di ben altri quattro brani, cioè “LOW RANKING
BUSINESSMAN”, “REALITY IS A CRIME”, “THE DARKFALL” e “NANY
JOHN SKENNON”, toccante power ballad dedicata da Alex allo zio scomparso.
Non sono mancati, all'interno
della scaletta proposta dai Revoltons, alcuni tuffi nel glorioso passato
della band, dal quale sono state ripescate e riproposte con la consueta perizia
le gemme “PURE SOUL CRY” e “THE STARS OF THE NIGHT BEFORE” nonché
una potentissima versione di “DEATH TO LEAVE ETERNITY”, che ha visto
accomodarsi alla batteria Stefano dei Kryptonomicon, che aveva suonato sulla
versione originale del pezzo ai tempi della sua pubblicazione.
Il set dei Revoltons si
è poi chiuso trionfalmente sulle note della classicissima “HANDS OF
MAGELLANO”, tratta dal debutto “Night Visions” del 2003, salutata
dal pubblico presente con meritatissime ovazioni.
A chiudere nel migliore dei
modi la serata ci hanno poi pensato gli epic-power metallers Sacro Ordine
Dei Cavalieri Di Parsifal, i quali giocavano in casa, essendo della zona.
Questi inveterati defenders
definiscono la loro musica come “Heavy Metal Thunderpicking”, e mai
definizione fu più azzeccata: la commistione sonora proposta dai nostri, che
vede miscelarsi in egual misura la ruvida epicità di acts quali Slough Feg,
Manilla Road e Citith Ungol, il migliore lascito della NWOBHM costituito da
Iron Maiden, Judas Priest e Saxon nonché reminiscenze di Running Wild e
Warlord, è risultata capace, anche in sede live, di appagare senza remore i
palati di tutti i fan del metal più puro e genuino.
Anch'essi graziati da suoni
corposi e da volumi al limite della legalità, i Sacro Ordine (permettetemi
questa abbreviazione), composti da Claudio “The Reaper” Livera al basso e alla
voce, da Davide Olivieri alla chitarra e alla voce, da Carlo Venuti alla
chitarra e da Luca Komavli alla batteria, hanno subito dato fuoco alle polveri
con due brani tratti dal loro ultimo album “UNTIL THE END”, uscito
nell'aprile di quest'anno, gettando in pasto al pubblico due infuocate versioni
di “BLACK LION” e “INSIDE ME”, pezzi che hanno subito messo in
mostra il grande affiatamento raggiunto dall'attuale formazione, con la coppia
d'asce sugli scudi grazie a un efficace quanto incisivo lavoro tanto per quanto
riguarda le melodie quanto per quanto riguarda il ricco riffing, ottimamente
supportata da una base ritmica quadrata ma anche capace di arrangiamenti
fantasiosi.
Passando velocemente sulle
cover proposte dalla band nel corso della serata (“WRATHCHILD” dei
Maiden e “HEADING OUT TO THE HIGHWAY” e “BREAKING THE LAW” dei
Priest), tutte rese in modo intenso e, a tratti, anche personale, vale
assolutamente la pena soffermarsi sui pezzi originali proposti dai Nostri, che
hanno letteralmente saccheggiato il loro ultimo album con versioni al
fulmicotone del singolo “STARBLAZER”, per poi proseguire con “STONE
RIVER”, “EAGLE OF THE NIGHT” e “UNTIL THE END”.
Non sono mancate nemmeno
alcune incursioni nel passato della band grazie alla trascinate “FOUR KINGS”
tratta dall'album di debutto dei Sacro Ordine “HEAVY METAL
THUNDERPICKING” del 2018, e all'epicità screziata di hard blues di “PREY
OF PRIDE”, tratta dal primo demo della band, il quasi omonimo “SACRO
ORDINE”, datato 2005.
Si è così conclusa fra il
tripudio questa edizione del Park Metal Fest 2023, con i numerosi
convenuti che hanno potuto apprezzare al meglio tre band dai diversi stili
musicali, ma tutte accomunate da una notevole capacità di scrittura, una
notevolissima resa live e un'incontrovertibile fede nella propria proposta,
alle quali non possiamo far altro che augurare una carriera ancora lunga e
costellata di soddisfazioni.
Questi ragazzi se lo meritano.
Tenete d'occhio le loro date e, se dovessero capitare dalle vostre parti, andate a vederli e a supportarli senza remora alcuna.