Per quanto riguarda il circuito della musica live in Italia,
l'arrivo dell'autunno coincide con la riapertura dei grandi e piccoli club
sparsi per lo stivale. Non ha fatto eccezione il Revolver Club di San
Donà di Piave che, con l'arrivo dei primi freddi (attualmente puramente
teorici, e nella serata in esame se n'é avuto ampio riscontro), ha vissuto
nella serata di sabato 24 ottobre l'atteso giorno della riapertura dopo la
lunga pausa estiva.
Quale miglior modo per inaugurare la nuova stagione di concerti se
non con un evento che ha visto coinvolte due fra le band death metal più amate di sempre in Italia come gli
inossidabili polacchi VADER, impegnati nella penultima data del tour
celebrativo dei 40 anni di carriera, e i veterani svedesi VOMITORY,
ospiti di lusso per l'occasione?
Se a questo aggiungiamo anche due support act interessanti come i
francesi SKAPHOS e i greci AETHERIAN, ecco confezionato un
pacchetto quantomai ricco per una serata all'insegna di un po' tutte le
declinazioni del death metal europeo; un pacchetto che, visto il gran numero di
auto presenti nel pur ampio parcheggio del locale (che, ricordiamo, si trova in
una zona industriale con capacità pressoché illimitate, in tal senso), lascia
presagire ottimi numeri per questa prima stagionale del club veneto.
Giunto in loco con un certo ritardo sulla tabella di marcia,
infatti, il vostro umile scribacchino si è trovato di fronte a un Revolver già
bello stipato, nonché caldissimo tanto nella risposta dei convenuti quanto dal
punto di vista della temperatura interna, durante l'esibizione della seconda
band in cartellone.
Persomi per motivi puramente logistici il set dei greci AETHERIAN,
che i convenuti mi hanno segnalato come molto riuscito soprattutto per i fan
del death metal melodico di scuola Dark Tranquillity, In Flames e Insomnium, ho
fatto in tempo a godermi i francesi SKAPHOS, autori di un'ottima
performance sotto ogni punto di vista, con suoni già ottimamente settati capaci
di far rendere al meglio il blackened death metal dei transalpini, il cui stile
figlio dei Behemoth ma screziato da lugubri interventi di black metal più
classico non ha mancato di raccogliere consensi fra il folto pubblico presente.
Le ottime esibizioni dei due opener hanno preparato quindi il
terreno nel migliore dei modi alle due leggendarie band che costituivano il
piatto forte della serata.
Dopo un cambio palco molto veloce, è stata la volta degli svedesi VOMITORY
di prendersi il proscenio.
Orfana del chitarrista Peter Östlund, sostituito alla grande in
questo tour da Christian Fredriksson, la storica armata svedese si è presentata
al Revolver caricata a pallettoni, come è stato evidente a tutti fin
dall'opener “All Heads Are Gonna Roll”. I volumi assassini e il tiro
incontenibile col quale la band ha riversato il proprio assalto su un pubblico
già eccitatissimo non ha fatto altro che fomentare la platea, pronta ad
accendersi fin da subito in un pogo forsennato scandito dalle bordate della
batteria di Tobias Gustafsson, autentico martello pneumatico che per tutto il
set ha picchiato senza pietà sulle teste degli astanti in visibilio,
supportando nel migliore dei modi i feroci riff dello storico chitarrista Urban
Gustaffson e il catacombale growl del bassista/cantante Erik Rundqvist.
Lo swedish death metal squisitamente old school dei Vomitory non
ha fatto prigionieri, gettando in pasto a un pubblico evidentemente affamato di
efferatezze assortite una tracklist che ha giocoforza privilegiato il materiale
dell'ultimo album, dal quale sono state estratte, oltre all'opener, anche le
ferocissime “Piece By Stinking Piece”, “Ode To The Meat Saw” e
l'anthemica “Rape, Strangled, Sodomized, Dead”, già da ora un classico
del repertorio dei Nostri, ma che non ha mancato di celebrare la prestigiosa
storia di una delle band più leggendarie della scena svedese, ripescando dal
proprio passato autentiche gemme quali “Stray Bullet Kill”, “Terrorize,
Brutalize, Sodomize”, “Revelation Nausea”, “Regorge In The Morgue”,
“Rebirth Of The Grotesque”, “Redemption” e la classicissima “Chaos
Fury”, che ha chiuso degnamente un set assolutamente killer per foga,
precisione e violenza, costantemente accompagnato dalle meritate ovazioni di un
pubblico adorante, che non ha mancato di tributare un'ultima, sonora
acclamazione alla prestazione di quella che attualmente è sicuramente fra le
migliori, se non la migliore in assoluto, rappresentazione su palco dell'old
school swedish death metal.
I convenuti, stravolti dall'intensità dell'esibizione dei
Vomitory, erano però qui per festeggiare insieme alla band il 40° anniversario
dei leggendari deathster polacchi VADER i quali, accolti da un autentico
boato al momento del loro ingresso sul palco, con hanno esitato a riversare sul
pubblico la loro proverbiale, chirurgica ferocia, esaltata da una setlist
celebrativa che ha mandato in brodo di giuggiole la folta platea di astanti,
lanciando un Revolver club stipato in ogni ordine di posti nella stratosfera fin
dalla devastante opener “Decapitated Saints”, tratta dal mitico primo
album della band, “The Ultimate Incantation”, datato 1992. La truppa polacca,
come sempre guidata dal carismatico cantante/chitarrista Peter, al secolo Piotr
Pawel Wiwczarek, ottimamente supportato dal secondo chitarrista Spider e dalla
monolitica sezione ritmica costituita dal bassista Hal e dal nuovo entrato alla
batteria, il funambolico Michal Andrzejczyk, ha dimostrato fin da subito una
coesione e un tiro pazzesco, stupendamente graziata da un suono mantenutosi su
livelli di eccellenza lungo l'intera serata, iniziando un excursus che l'ha
vista pescare gemme da ogni episodio della sua discografia.
Particolarmente acclamate sono state autentiche pietre miliari
come “Dark Age”, “Back To The Blind”, “Epitaph”, “Dark
Transmission”, “Sothis”, “Carnal” e “This Is The War”,
con una menzione particolare per quella “Wings” che molti considerano
come l'anthem per eccellenza dei Vader, ma apprezzatissimi sono stati anche gli
altri ripescaggi vecchi e nuovi sciorinati dall'implacabile corazzata polacca
su un pubblico in stato di costante esaltazione. Ecco quindi che le varie “The
Wrath”, “Chaos”, “Vicious Circle”, “Silent Empire”, “Cold
Demons”, “Helleluyah”, “Never Say My Name” e “Come And See
My Sacrifice” sono stati via via accolti da autentiche esplosioni di
entusiasmo, in un interplay continuo fra palco e platea che ha visto il nome
dei polacchi scandito dal pubblico ad ogni singola pausa fra un pezzo e
l'altro; acclamazioni accolte con evidente soddisfazione dalla band, che ha
ripagato l'accoglienza spingendo sempre più a fondo sul pedale dell'intensità,
chiudendo poi la serata con due richiestissimi bis, la trascinate “Triumph
Of Death” e il recente classico “Shock & Awe”, abbandonando poi
il palco dopo lunghi inchini costantemente accompagnati dall'approvazione dei
convenuti, convinti di aver vissuto uno dei migliori concerti della propria
vita; opinione condivisa dal vostro umile scribacchino, che ha abbandonato la
venue esausto ma al contempo pervaso dal desiderio che il concerto
ricominciasse da capo.
Serata francamente memorabile.
- Edoardo Goi - Tean WFR -