Anno di Pubblicazione: 2020
Continuo a chiedermi che cosa abbia la Liguria per partorire cose cosi' oscure e maligne.
Non lo so, sarà la
minaccia del mare davanti e il mistero delle montagne dietro, boh...un giorno
forse ci arriverò.
I Winternius, nascono nel
2016, per opera dell’attuale chitarrista Roby Grinder che, insieme al
batterista Jaco Eligor (ex chitarrista nei Sacradis), danno via al progetto che
definisce la line up nel 2019, a cui si aggiunge la voce di Jason Ulfe, che
anche lui abbiamo già visto, in veste di chitarrista, nei Sacradis, (dove
troviamo Grinder al basso), Alex Trivex alla chitarra, ed infine John Killer
Bob al basso (ex Cadaveria, ex Necrodeath).
Questo e' un album
imponente ed importante.
Importante perché e' un
album studiato nei minimi particolari, con grandissima attenzione ai suoni e
alla struttura dei pezzi.
I Winternius si muovono
sul terreno del black metal, ma sono talmente tante le sfumature che
caratterizzano "Open the portal" che si rischia, utilizzando
l'etichetta black, di perdere interamente la natura del lavoro.
Ci sono momenti in cui si
respira la visceralità del black norvegese più ortodosso (grazie anche alla
voce, che nel suo venefico declamare ricorda molto Attila) ma nei pezzi si
inserisce sovente il thrash (come in Birds of destruction), nonché atmosfere
incentrate su malefici midtempos (ascoltatevi Dead and Evil).
Open the portal richiede più ascolti per essere apprezzato in pieno, tanto articolata e' la proposta, ma non mancherà di soddisfare i palati più fini. Su questo non ci sono dubbi.