Lo ammetto: avevo molti dubbi
riguardo a questa data “fra le mura amiche” dei power-folk metallers
friulani Elvenking, un po' per l'atipicità della location, piuttosto avulsa
dai consueti circuiti dei concerti metal anche per una regione non certo ricca
di strutture ricettive per questo tipo di eventi live, sia per la data
prescelta. I concerti della domenica, infatti, sono spesso passibili di
riservare brutte sorprese alle band per quanto riguarda l'affluenza del
pubblico, soprattutto in questi tempi di “You Tube Generation”. È con
questi pensieri in testa che mi sono messo in macchina nella serata di domenica
10 settembre per attraversare la pianura friulana, con le sue lunghe strade che
attraversano infinite vigne e campi di mais, per recarmi nella ridente
cittadina della destra Tagliamento destinata a ospitare stasera i rituali
pagani della band di Damna e Aydan, unici superstiti della formazione che nel
lontano 2001 diede alle stampe il debutto degli Elvenking, il
leggendario “Heatenreel”.
Lo scarsissimo traffico
incontrato durante il tragitto sembrava confermare i miei timori di trovarmi di
fronte alla più classica delle domeniche pre-lunedì lavorativo, e la
concomitante festa cittadina che animava il centro di San Vito, con tanto di
baracconi e luna park, passibile di sottrarre al concerto una buona fetta di
ascoltatori occasionali, sembravano concretizzare i dubbi di cui sopra, sicché,
quando ho raggiunto con buono ma non eccessivo anticipo la piazzetta Stadtlohn,
location deputata ad accogliere il concerto e i suoi astanti, vederla popolata
solamente da alcuni sparuti gruppetti di metallari intenti agli abituali riti
pre-concerto non mi ha colto esattamente di sorpresa.
Gli Elvenking, però,
hanno la magia dalla loro parte, a quanto pare; tant'è che, nella mezz'ora
precedente all'inizio del concerto, l'afflusso del pubblico, fino ad allora
avvenuto alla spicciolata, si è fatto via via sempre più copioso e, quando alle
21:30 le luci si sono spente, la bella e capiente piazzetta, conformata quasi
come una corte e la cui presenza di alberi e flora di vario tipo ben si
sposavano con le suggestioni alla base del concept della band, risultava
gremita in ogni ordine di posti.
Una risposta di pubblico che
ha lasciato piacevolmente stupito non solo chi scrive, ma anche la band stessa,
che non ha mancato di ringraziare più volte la platea per la calorosa
accoglienza nel corso della serata.
Ero molto curioso di tastare
il polso allo stato di forma degli Elvenking, freschi reduci da
un'acclamata esibizione al prestigioso festival statunitense ProgPower
U.S.A. e giunti con questo concerto a una delle ultime date schedulate per
il tour estivo di supporto al loro ultimo album, “Reader Of The
Runes-Rapture”, e sono stati proprio due brani tratti dall'ultima fatica in
studio a dare fuoco alle polveri in questa serata di metal pagano e ricercato.
“Rapture” e “The
Hanging Tree” sono state date in pasto al pubblico con una carica evidente.
La band ha dimostrato di essere in palla, con gli strascichi del jet-lag che
sono stati spazzati subito via dall'entusiasmo di un ensemble che gira con la
precisione di un orologio svizzero.
Il suono è parso fin da subito
molto equilibrato, arrivando nel corso della serata a un bilanciamento quasi
perfetto, sebbene la centralità della location abbia probabilmente impedito ai
fonici di spingere oltre una certa soglia il livello dei decibel, rivelatosi
comunque adeguato nel dare al concerto la giusta dose di volume.
Il supporto incessante del
folto pubblico convenuto ha avuto un effetto galvanizzante sui musicisti che,
dopo i due succitati episodi, che non hanno fatto altro che confermare anche in
sede live la bontà dei brani dell'ultimo lavoro, senza dubbio uno dei più
pesanti e cupi dell'intera discografia degli Elvenking, si sono poi
lanciati in una travolgente versione di “Draugen's Maelstrom” che ha
visto sugli scudi il batterista Symhon, autore di una prova maiuscola tanto per
tiro quanto per gusto negli arrangiamenti, nonché la coppia d'asce
Aydan-HeadMatt, apparsa più affilata e affiatata che mai.
Il maestro cerimoniere Damna, presentatosi
sul palco in buona forma vocale, ha poi chiamato a raccolta i suoi adepti
pagani nella travolgente “Pagan Revolution”, marchiata a fuoco dal
violino di Lethien, per poi lanciarsi nelle ammalianti quanto potenti
narrazioni di “Silverseal” e “3 Ways To Magic” le quali, insieme
alla successiva “Sic Semper Tyrannis”, hanno messo in mostra tutta la
versatilità tanto compositiva quanto esecutiva degli Elvenking, sorretti
da una sezione ritmica, composta dal già citato Symhon alla batteria e da Jakob
al basso, tanto solida quanto fantasiosa.
La band ha dimostrato di
credere molto nell'ultimo nato, dando in pasto all'acclamante pubblico altri
tre estratti come le potentissime “The Repentant” e “Herdchant” e
la più ariosa “Bride Of Night”, graziata da un chorus a dir poco
avvincente, per quanto ammantato di malinconia, intervallate da brani diventati
ormai dei classici del loro repertorio come “Moonbeam Stone Circle” e “The
One We Shall Follow” e da un'autentica pietra miliare del songbook degli Elvenking
come “The Wanderer”, tratta dal terzo album dei Nostri, l'acclamatissimo
“The Winter Wake”.
Quando il singer Damna ha poi
lanciato un altro pezzo da novanta della discografia dei pagan-metallers
friulani come “The Divided Heart” tutto il pubblico ha capito che il
concerto si stava avviando verso il gran finale, culminato con l'immancabile
quanto esaltante celebrazione di “Elvenlegions”, accolta con un ennesimo
boato dal pubblico ormai in visibilio, che non ha esitato un attimo nel
richiamare sul palco i musicisti per i bis, concretizzatisi in due stupendi
ripescaggi dal passato della band.
Il primo bis è stata infatti “The
Dweller Of Rhymes”, composizione tratta dal primissimo album degli Elvenking,
il già citato “Heatenreel”, che ha fatto fare un balzo nel passato al
limite della commozione a tutti i presenti più “attempati”, fra cui il vostro
umile scribacchino, mentre il pezzo che ha chiuso definitivamente e
letteralmente le danze di uno show riuscitissimo, in cui la band ha superato
con grande esperienza e nonchalance i rarissimi momenti di comprensibile
stanchezza, è stato un altro classicissimo come “The Winter Wake”.
Tirando le fila di una serata
andata ben oltre le aspettative dell'immediata vigilia, possiamo
tranquillamente dire di aver assistito a una prova maiuscola di una band che è
senza dubbio e da tanto tempo uno dei fiori all'occhiello della scena italiana,
apparsa quantomai vitale tanto dal punto di vista della composizione quanto da
quello dell'esecuzione live, e tutt'ora impegnata con gran profitto
nell'arricchimento della propria tavolozza stilistica fatta di power, prog e
folk metal, con qualche misurata incursione nel symphonic e nel metal estremo,
come palesato in modo più che chiaro nell'ultimo album, convincente tanto nella
sua versione da studio di registrazione quanto sulle assi di un palco.
“Elvenlegions on the rise”,
canta uno dei brani più famosi degli Elvenking; questa sera è stato
senza dubbio così.
- EDOARDO GOI (Team WFR) -